Capolinea!

Pochi giorni (ancora qualche intoppo, sigh…) e poi l’e-book di 365 PAROLE AL GIORNO sarà pubblicato. Non ricordo esattamente com’ero o cosa provavo quando ho iniziato a viaggiare perigliosamente (è proprio il caso di dirlo) tra lemmi, avverbi, coniugazioni, apostrofi e chi più ne ha, più ne metta. Ho solo una vaga memoria d’uno stato d’animo particolare: avevo bisogno di parlare più del solito, di comunicare meglio di prima e di condividere quanto più possibile ciò che mi passava per la testa. Era vitale. Ricordo d’essermi detta che non avrei dovuto perdere troppo tempo a scrivere, però, perché avevo una vita e delle cose da fare, io!

Perciò decisi, ovviamente, di darmi un numero massimo di parole da scrivere: “Cheffigata sarebbe se riuscissi a scrivere articoli di sole 365 parole, eh?!” pensai. Così, scioccamente impavida, ho iniziato quest’esperimento degno dei migliori film di fantascienza di terza categoria. Eppoi a un certo punto qualcuno m’ha detto “ma perché non ne fai un libro?”. Ah, l’adulazione che obnubila la ragione e ti fa fare certe cagate che nemmeno Napoleone a Waterloo! Che quando ti ritrovi, mesi dopo, alle tre di mattina a cercare nella prima bozza i punti e virgola e gli a capo messi male, che tutto ti sembra un punto e virgola e un a capo messo male (perfino virgole, due punti e punti fermi), allora sì, che pensi d’aver fatto la più grande stronzata della tua vita!

Alla fine, però, ce l’ho fatta. Con l’aiuto di persone valide che mi hanno sopportato (non solo supportato) e che il destino m’ha fatto incontrare “poco casualmente”, ho portato a termine questo elefantiaco parto letterario. Dei 365 articoli presenti su questo sito originariamente, per rispetto al libro, ne ho lasciati solo 12. Non sono i migliori, sicuramente, e non sono stati editati come nel libro. Li ho lasciati così, per ricordarmi che tutto può essere perfezionato, ma che non lo deve essere necessariamente. Li ho scelti senza alcuna ragione particolare. Mica c’è sempre bisogno di una ragione per certe cose, no? Così m’andava e così ho fatto. I ringraziamenti sono nel libro e qua non li metterò. Anche se… ripensandoci… Vabbè… grazie a me stessa, và!

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