Gratitudine

La cosa più bella di essere una scrittrice è quando vedi per la prima volta il tuo libro in vetrina o negli scaffali di una libreria.

Ho avuto la grazia, fino ad oggi, di vedere tutti i miei 3 libri (la chiamo grazia perché così è) esposti in libreria e sulle piattaforme di Mondadori, Feltrinelli, Hoepli, Amazon etc…

Ho anche avuto l’inestimabile fortuna (questo lo devo proprio dire) di assistere all’arrivo di quella persona che, in libreria, ci è passata davanti, l’ha preso il mio libro, ha letto velocemente la quarta di copertina, l’ha sfogliato distrattamente e poi CLICK, ha deciso di rileggere meglio la quarta di copertina e l’ha tenuto in mano dicendosi, probabilmente mentalmente, qualcosa come: “Ok, mi piace”.

Ero là quando è arrivata alla cassa, questa persona, e ha detto “prendo questo!” alla cassiera. Ero là quando la libraia, orgogliosamente (che stava parlando con me), ha risposto: “Guardi che fortuna! Oggi abbiamo l’autrice, qua in libreria, che è passata per caso e che le può fare anche una dedica personale autografata con la sua penna stilografica!” Sì… perché io, se ci riesco, tutte le mie dediche le faccio con la penna stilografica, macchie incluse. Ho sempre scritto, ho sempre raccontato. Ho sempre amato farlo. E ora, dopo così tanti anni, mi ritrovo a guardarmi da fuori, mentre la gente fa la fila per farsi autografare i miei libri e io non ci credo ancora. A volte, veramente, quando si fa la fila mi dico: “ma sta succedendo davvero a me?” e penso che Dio con me, è stato magnanimo e gentile, nonostante tutto. Penso che, la gratitudine, non è roba da poco. La gratitudine è pericolosa perché ti illumina da dentro, come uno di quei santini che distribuiscono a Pompei, quando c’è la supplica della Madonna dell’Arco. Già… essere grati di entrare in ufficio, nonostante tutto, ogni mattina, o di svegliarti presto per cuocere il pane che poi venderai a chi lo verrà ad acquistare, o di andare a fare la maestra con trenta bambini che ti faranno impazzire, essere comunque grati ti rende invidiabile e poco amato. Non ci possiamo fare niente, è così. Chi brilla di luce propria è come il fuoco che attira le falene. Che poi, vabbè, ci vanno a sbattere sopra e si bruciano. Almeno, questa è la consolazione, almeno per chi ne soffre. Succede così a chi non si cura delle ombre altrui e che, invece, si preoccupa di trovare ogni giorno qualcosa per cui mostrare gratitudine a Dio o chi per lui. Essere grati, ecco… secondo me, è il segreto per una vita decisamente migliore. Devi solo essere grato. Ti si rompe un dito? Meno male che non s’è rotta tutta la mano. S’è rotto un bicchiere? Meno male che non s’è rotto tutto il servizio. È scoppiata la gomma dell’auto? Meno male che non è scoppiata tutta l’auto. Lo dice pure Masaru Emoto nei suoi libri sulla memoria dell’acqua: la gratitudine cambia tutto. L’amore è quello che diamo. La gratitudine è ciò che riceviamo. E lo so che questo atteggiamento fa proprio venire il mal di stomaco a certe persone. Lo so, non c’è niente da fare. È quella cosa che a Napoli si chiama “schiattamiènt ‘ncuorp” che sarebbe, da traduttrice che sono… “farli schiattare in corpo a tutti gli invidiosi” o qualcosa del genere. Una implosione invisibile da fuori. Ma questo, poi, alla fine non è un nostro problema. Non è un problema di noi che siamo grati. Questo non ci deve tangere. Chi vuole schiattare in corpo, pieno di invidia e dolore solo perché noi siamo grati sempre, che lo faccia. Fatti loro. Fosse mai che, magari nella prossima vita, imparano ad essere felici e grati, nonostante tutto e, magari, s’illuminano d’immenso anche loro? Perciò vulìt schiattà ‘ncuorp? Schiattate… tant nun ce pozz fa nient ì… ok?

4 pensieri riguardo “Gratitudine

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