Un mese fa ho pubblicato il mio secondo libro. Un romanzo breve, nato per caso, che mai avrei pensato di scrivere così come l’ho scritto, quando l’ho scritto e per chi l’ho scritto. Successe che un editore (Edizioni Antea) lesse 365 PAROLE AL GIORNO. Successe che mi disse che l’aveva incuriosito il racconto del 2 luglio, dove si citava la targa di una Fiat Panda verde, che l’aveva cercata sul sito del PRA e che l’aveva trovata a Milano. Pensa tu che esisteva davvero! Risi di gusto rispondendo: “E certo che esiste davvero! È la targa della mia auto che mi fu rubata nel peggiore dei modi e alla quale ero molto legata perché me la regalò mio marito per la nascita di Laura”. “Ma allora perché non ci scrivi un libro?”. Me lo disse così, come se avesse saputo che avevo delle cose da dire, da raccontare per quella targa, per quell’auto, per i ricordi che s’era portata via inaspettatamente, quando era scomparsa dalla mia vita per sempre. Detesto gli addii, l’ho mai detto? E così ho iniziato a scrivere. La storia non l’avevo in mente. Non avevo mai preso nota di idee, spunti, parole, canzoni, opere e omissioni, come faccio di solito quando inizio a scrivere. Non sapevo nulla di nulla di dove sarei andata a sbattere subito dopo la prima parola. Una cosa, però, la sapevo: il titolo sarebbe stato AY 939 ZJ, la targa di quell’auto. E il resto poco m’importava. Dio, o chi per lui, però, mi ha fatto questo meraviglioso dono che è l’iniziare a scrivere e non smettere più nemmeno se mi bombardano coi missili supersonici. E così è arrivata subito Simona Dulivi con la sua Fiat Panda del ’97 color verde acqua. Poi, giorno dopo giorno, si sono presentati con lei emozioni, situazioni, personaggi occasioni, vicissitudini e ricordi creati solo per lei e la sua storia che non ha tanto a che vedere con la mia e quella della mia Pandina. Ho fatto ricerche estenuanti. L’ho riscritto 3 volte perché non mi piaceva. Ho passato notti in bianco. Poi, finalmente, come dice Angelo Giudici di Antea, l’ho lasciato andare nel mondo. A chiunque lo leggerà: buon viaggio.
