“Potrai dire di essere una guidatrice vera solo quando saprai fare tacco-punta”. Un padre, di solito, ti porta in un enorme piazzale vuoto. Ti fa guidare dritta, tenendoti il volante per qualche minuto, complimentandosi dicendo che sei la sua principessa e via, la sua parte è fatta. Il suo no. Il suo le insegnò a fare tacco-punta portandola decine di volte in cima al precipizio dei Tre Ponti che, per un metro a destra e uno a sinistra, se non stavi attenta al centimetro, ti ritrovavi in mare a far compagnia alle verdi e sorridenti patelle. L’avrebbe dovuto capire già allora che niente, in quella sua misera vita, avrebbe mai ottenuto facilmente. Un giorno capì, però, che il dolore mai nega amore.
“Tieni il tacco fermo sull’acceleratore! Spingi la punta sulla frizione! Senti quando s’incontrano?! Li senti? Bloccati là e la tua macchina sarà in equilibrio! Ora! Adesso! Mannaggialamadonna! Masseiscema?! Che ti freni a fare in salita?! Vuoi farci ammazzare?!” E via, su con il freno a mano. Ah, l’umiliazione del freno a mano, quella non la dimenticherà mai. Tirare il freno a mano significava che aveva fallito e il suo tacco-punta pure. Lui continuava a fumare una sigaretta dopo l’altra. La 500 beige sembrava una sauna. Voleva piangere, ma non lo faceva. ‘Fanculo. Vuoi il tacco-punta? Ed eccotelo, ‘sto tacco-punta… maledetto d’un padre che non sei altro. E niente. Il tacco-punta non arrivava. Più lui le spiegava, meno lei capiva. A un certo punto aveva perfino iniziato a guardare il mare sperando d’andarci a finire dentro. Il tramonto, però, durante uno di quei momenti, la distrasse. La macchina stava continuando a scendere all’indietro, verso la fine dello strapiombo. Suo padre stava urlando come un pazzo. In quel momento “percepì”, “sentì” l’unione di acceleratore e frizione. Sentì, proprio là, tra caviglia e polpaccio, il click che diceva che doveva fermarsi e non muoverli più. Paralizzata, voltò lo sguardo verso di lui che, estatico, sorrideva con tutti i denti cariati che si ritrovava, come s’avesse vinto la schedina del totocalcio. “Ecco, ora sei una vera guidatrice. Sono molto orgoglioso di te. Perché ti servirà non solo per guidare, saper fare tacco-punta. Un giorno lo capirai.” …Grazie…