Qualcuno, una persona preziosa, m’ha inviato una foto fatta per caso, oggi. Per caso, questa persona, ha incontrato mia madre sul lungomare. Passeggiava da sola. La immagino, tracchiulella, che cammina col bastone, la mascherina, il cappello di lana, gli occhi socchiusi, accarezzata dai raggi del sole ligure mentre il vento sferza violento tra i palazzi che tra pochi mesi si popoleranno di turisti e milanesi; per lei c’è differenza, da quando io abito a Milano. Per caso, questa persona preziosa, pezzo di puzzle del nostro passato comune, l’ha riconosciuta, s’è presentata ricordandoglielo e le ha proposto: «Ci facciamo una foto così la mandiamo a Rosa?!». La foto (due in realtà) m’è arrivata che io, mai nel mio rancoroso periodo adolescenziale, avrei pensato di guardarla e dirmi ‘amo immensamente mia madre, nonostante tutto; così tanto quanto amo me stessa, nonostante tutto.’ La cosa che mi ha colpito di più, subito dopo essermi resa conto della sua meravigliosa fragilità geriatrica, guardando quella foto, è stata la mano di mia madre. La persona preziosa le avrà detto: «La saluti! Le faccia ciao!» e lei, ubbidiente come lei solo sa essere in certe occasioni, l’ha fatto. E anche se non gliel’avesse detto, lo avrebbe fatto, lo so. Quella mano, però, mi ha stracciato il cuore. Mentre sto scrivendo ho le lacrime che attendono, ubbidienti anche loro, sul bordo delle mie palpebre, prima di lasciarsi cadere, come i bambini sugli scivoli d’estate, lungo le mie guance. Quella mano è un intricato ricamo di linee e solchi che profumano della biancheria stesa al vento da lei, ogni sacrosanto giorno; della pizza fatta al bancone dei tanti ristoranti dove lei era “la Signora”, ma lavorava tanto quanto (e più) l’ultimo dei lavapiatti; delle pastiere di Pasqua intrise di fiori d’arancio, degli spaghetti a vongole che solo lei sa fare, di tutte le tipiche gestualità partenopee… inclusi i sonori schiaffoni dati senza tanto pensare, che pensare fa male se devi menare, però è meglio se usi lo sbatti-panni così becchi bene chi devi menare. Quelle linee dolorose, lunghe, profonde si sono create giorno dopo giorno sui suoi palmi. E io non me n’ero accorta, finora. Fino a quando ho ricevuto questa foto. Grazie.
